la rivincita del Cabinet: lo stipo come elemento d’arredo
Nell’ultimo Salone Internazionale del Mobile tra le diverse tendenze ho notato con una certa sorpresa il recupero e la rivisitazione di un genere di arredo ormai dimenticato, il Cabinet.
Il “cabinet” o “stipo” nella sua accezione tradizionale è un mobile contenitore spesso assemblato in doppio corpo, nato a Firenze negli ultimi decennî del ‘500 e diffuso in tutta l’Italia. La sua struttura esterna, che nella parte superiore detta “studiolo” ricordava una scatola o più spesso una piccola architettura, era dotata di scomparti e cassetti, alcuni dei quali segreti.
La definizione di stipo nel dizionario Garzanti è infatti quella di “piccolo armadio, in genere costruito in legno pregiato e variamente decorato, in cui si ripongono oggetti di valore, carte, documenti, in voga fino al XIX secolo”.
Il cabinet ebbe successo soprattutto nel ‘600 e ‘700 e fino a tutto l’800, realizzato in molte essenze e materiali pregiati e con le fogge più curiose: ad esempio a guisa di tempietto greco, con lacche preziose in stile cinese, o decorato con squame di tartaruga (come alcuni esemplari conservati al Museo Stibbert di Firenze) e con dorature, puttini, intagli e rilievi in bronzo, ottone, argento, incastonature o anche pitture sotto vetro.
Un grande estimatore di questo genere di mobili contenitori fu il cardinale Mazzarino che possedeva diversi “Stipi all’italiana” in ebano, commissionati ad artisti fatti chiamare da Firenze e impreziositi da applicazioni in pietre dure, avorio e tartaruga. Sempre dagli italiani Luigi XIV ne aveva fatti costruire di bellissimi e complicatissimi, anche in ambra, argento e cristallo di rocca lavorato, ricchi di cassettini segreti e ispirati all’architettura dei templi classici, con figure in bronzo dorato.
Come veri e propri arredi di rappresentanza questi mobili furono spesso al centro del cabinet de curiosité, o wunderkammer, la rinascimentale camera delle meraviglie, in cui ricchi collezionisti usavano esporre naturalia e mirabilia, ossia oggetti preziosi e costose rarità naturali provenienti da ogni parte del mondo.
I cabinet esprimono al meglio le capacità di alta ebanisteria e la qualità delle tecniche artigianali di lavorazione del legno che – come allora gli stipettai – ancora oggi contraddistinguono il lavoro dei maestri artigiani in regioni come la Toscana.
Del resto il mobile più costoso della storia pare proprio essere il fiorentino Badminton Cabinet, realizzato per il Duca di Somerset tra il 1726 e il 1732 e venduto all’asta nel 2004 per 23 milioni di euro al museo viennese Liechteinstein.
Con proporzioni diverse, meno profondo e più stretto rispetto alle misure standard, il cabinet veniva anche progettato per essere sistemato sopra una credenza o una scrivania bloccato da una modanatura, oppure in formato ridotto (e spesso fatto d’argento) come scrigno per i gioielli. Nel Settecento erano piuttosto diffusi gli stipi di proporzioni contenute, sistemati su esili sostegni.
La particolarità che rende il cabinet una soluzione arredativa per la zona giorno interessante ancora oggi è la grande flessibilità d’utilizzo a fronte di una buona presenza scenica. I moderni cabinet del resto non sono più dotati soltanto di un singolo corpo centrale ma possono assumere configurazioni personalizzate, utilizzando dei moduli di base.
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